Roma leggendaria,
misteriosa, insolita, fantastica S.P.Q.R.
Una sigla sparsa un po' dappertutto a Roma ed i
suoi cittadini hanno proposto nel tempo varie
interpretazioni.Si citano: "Sempre Papi (o sempre preti) qui regnaranno";
"Sono preti questi romani"
"Sorcio perchè qui rosichi? Rosico questi pochi
stracci". Ed ecco il parere del Belli:
S.P.Q.R.
Quell’esse, pe, ccú,
erre, inarberate sur portone de guasi oggni palazzo, quelle sò
cquattro lettere der cazzo, che nun vonno dí ggnente, compitate.
M’aricordo però
cche dda regazzo, cuanno leggevo a fforza de frustate, me le
trovavo sempre appiccicate drent’in dell’abbeccé ttutte in un
mazzo.
Un giorno arfine me te venne l’estro de dimannanne un po’ la
spiegazzione a ddon Furgenzio ch’era er mi’ maestro.
Ecco che mm’arispose don Furgenzio: “Ste lettre vonno dí, ssor
zomarone, Soli preti qui rreggneno: e ssilenzio”.
Roma, 4 maggio
1833 |
Castel Sant'Angelo
Lo
fece costruire nel 135 l'imperatore Adriano, come mausoleo
proprio e dei suoi successori. Trasformato col passare dei
secoli, venne da Teodorico adibito a carcere: uso che, abbinato
a quello di fortezza e abitazione, gli restò anche sotto lo
scettro dei pontefici.
Ottone III impiccò ai merli del castello Crescenzio; papa
Gregorio VII subì nel castello l'assedio da parte di Enrico IV;
quii
romani resistettero al Barbarossa.
Tra
coloro che conobbero queste umide segrete si possono elencare:
il cardinale Vitelleschi, già governatore dello stato
pontificio, che vi morì nel 1440; gli umanisti Platina, e
Pomponio Leto, rispettivamente nel 1465 e nel 1468;
regnando Innocenzo VIII vi soggiornò prigioniero anche
Alessandro Farnese, futuro papa Paolo III; vi
finirono i loro giorni molte vittime dei Borgia;
nell'anno 1538
vi sta per qualche tempo Benvenuto Cellini; vi
muore strangolato il cardinale Carafa; vi
sono imprigionati Vittoria Accoramboni e l'amante Paolo Giordano
Orsini; vi sono imprigionati, torturati e processati Beatrice
Cenci con i familiari, e Giordano Bruno; nel
1503 vi muore avvelenato, per ordine di Alessandro VI, il
cardinale Giovanni Michiel, nipote di Paolo II; vi
viene decapitato Giacinto Centini, colpevole di aver voluto far
morire, per mezzo di arte magiche, papa Urbano VIII.
Infine, vi passò qualche tempo il conte di Cagliostro, destinato
a finire i suoi giorni nel castello di San Leo nel Montefeltro. |
Le
campane parlanti
Ascoltiamo e scopriamo che certe campane di Roma
parlano.
La campana di Santa Maria Maggiore, per esempio,
annuncia:
« Avemo fatto li faciòli, avemo fatto li faciòli!
».
Quella di San Giovanni in Laterano replica
domandando:
« Con che? con che? con che? ».
La campanella di Santa Croce in Gerusalemme
risponde:
« Co' le cotichelle, co' le cotichelle, co' le
cotichelle! ».
PROVERBI ROMANESCHI
Er gallo de la sora Checca, una ne pianta e un’altra ne becca.
Il
gallo della sora Checca, una ne lascia e un’altra ne becca.
L’asino, quanno raja, cià appetito; l’omo quanno
gira, è innamorato; la donna, quanno canta, vò marito.
L’asino quando raglia ha appetito; l’uomo quando
gira è innamorato; la donna quando canta vuole marito.
Pregamo er Padreterno, che istate sii d’istate e
inverno sii d’inverno.
Preghiamo il Padreterno, che l’estate sia estate e l’inverno
inverno. |